L'industria ceramica italiana chiude il 2020 con un calo contenuto ma nel primo trimestre 2021 è già in ripresa

I forti rialzi nei costi energetici, nel packaging del prodotto finito e nei noli marittimi verso gli Usa generano forti preoccupazioni. La Regione Emilia-Romagna approva il primo ITS Ceramica. A novembre parte la 2° edizione del Master di secondo livello "Impresa e Tecnologia".

Confindustria Ceramica, in occasione dell'Assemblea tenutasi l'8 giugno 2021 ha presentato le indagini statistiche per l'anno 2020 relative alle imprese attive nella produzione di piastrelle e lastre, ceramica sanitaria, porcellana e stoviglieria, materiali refrattari, ceramica tecnica, laterizi. Complessivamente sono 271 le società attive in Italia, occupano circa 26.750 addetti diretti e fatturano 6,2 miliardi di euro. A queste va aggiunta l'internazionalizzazione produttiva in Europa e Nord America.

L'Assemblea, che ha provveduto ad eleggere il nuovo Consiglio Generale, ha visto anche le relazioni di Giuseppe Schirone (Prometeia) sulla congiuntura, di Davide Tabarelli (Nomisma Energia) sull'ETS e di Antonio Bruzzone (BolognaFiere) sulla riapertura delle attività.

Le piastrelle di ceramica prodotte in Italia.
Sono 133 le aziende presenti sul suolo italiano, che nel corso del 2020 hanno prodotto 344,3 milioni di metri quadrati (-14,1%), e dove sono occupati 18.747 addetti. Le vendite complessive sono state di 391 milioni di metri quadrati (-3,9%), volume raggiunto facendo ricorso anche al magazzino prodotti finiti. Le vendite in Italia si fermano a 73,3 milioni di metri quadrati (-12,2%) mentre la lieve flessione nei volumi (-1,8%) porta l'export a 317,7 milioni di metri quadrati. Il fatturato totale delle aziende italiane di piastrelle raggiunge i 5,13 miliardi di euro (-3,9%), derivante per 4,4 miliardi dalle esportazioni (-2,2%; quota dell'86% sul fatturato) e per 720 milioni di euro da vendite in Italia.

Nel primo trimestre 2021 si è già invertita la rotta e si è tornati sul sentiero della crescita: il fatturato è infatti aumentato del 9% rispetto al 2020, grazie sia al mercato italiano (+18,9%) che all'export (+7,2%). Un progresso reale, nell'ordine del 7% complessivo se lo si confronta al primo trimestre 2019.

La ceramica sanitaria.
Sono 30 le aziende industriali produttrici di ceramica sanitaria in Italia, di cui 27 localizzate nel distretto di Civita Castellana (Viterbo). L'occupazione nazionale è di 2.652 dipendenti diretti, la produzione è stata pari a 3,1 milioni di pezzi. Il fatturato è di 306,2 milioni di euro, con vendite sui diversi mercati esteri per 137,8 milioni di euro (45% del totale).

L'industria dei materiali refrattari.
Le 31 aziende attive nella produzione di materiali refrattari occupano 1.704 addetti (-1,7% rispetto al 2019), con una produzione di 276.000 tonnellate (-23,0%). Il fatturato totale è in flessione rispetto allo scorso anno (319 milioni di euro, -21,6%) e deriva da vendite sul territorio nazionale in calo del -30,5% e da esportazioni in flessione del -11,5%.

Le stoviglie in ceramica.
Le 9 aziende industriali italiane occupano 644 dipendenti, per una produzione 8.400 tonnellate (-27,6%) e con vendite di prodotto finito pari a 7.800 tonnellate. L'attività sul mercato domestico rappresenta l'80% delle vendite totali. Il fatturato 2020 è pari a 32,8 milioni di euro (-34,1%), di cui il 70% realizzato in Italia.

Il settore dei laterizi.
Il settore dei produttori italiani di laterizi si compone di 68 imprese, la cui occupazione ammonta a 3.000 addetti: nel 2020 il fatturato è stato di 380 milioni di euro, principalmente realizzato sul mercato italiano. La produzione totale ammonta a 4,0 milioni di tonnellate.

Dichiarazione del Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani.
"Nel corso del secondo semestre dello scorso anno abbiamo recuperato gran parte del crollo di vendite dovuto al lockdown, una intonazione positiva che già in questo primo trimestre 2021 ci ha portato a superare i livelli pre pandemia. L'attenzione al 'bene casa' in tutto il mondo, unito alle caratteristiche di salubrità, sostenibilità e durevolezza, hanno spinto in alto il consumo di ceramica nei diversi continenti. Gli incentivi previsti dal Recovery Plan e la semplificazione burocratica possono rendere duratura e consistente questa crescita".

"La ripresa dell'economia mondiale ha però comportato, anche per il nostro settore, fortissimi e repentini rialzi nei costi dei fattori produttivi, quali pallet, plastica e cartone per imballaggi, noli marittimi, e talvolta non riusciamo a spedire a causa dell'indisponibilità dei container. Per il gas metano il rialzo è doppio: alla crescita del costo della materia prima - dagli 8 euro dello scorso anno ai 20 attuali - si aggiunge anche quella della C02 determinata dal sistema ETS, dove i 15 euro a tonnellata di 10 mesi fa solo volati ai circa 50 adesso, anche a causa della speculazione finanziaria. Per il settore ceramico italiano è necessaria una riformulazione del meccanismo ETS ed il suo inserimento tra i settori che possano beneficiare della compensazione dei costi indiretti".

"La formazione dei giovani è un elemento cardine della nostra competitività futura. Nei giorni scorsi la Regione Emilia-Romagna ha approvato il primo ITS della Ceramica, i cui corsi iniziano a novembre, medesimo periodo nel quale cominceranno anche le lezioni della 2° edizione del Master di Secondo Livello, realizzato in collaborazione con UniMoRe, UniBo e Federchimica Ceramicolor. A questo si aggiungono poi i due milioni di euro di investimenti per la realizzazione della nuova sede di Sassuolo del Centro Ceramico a Sassuolo. Sarà inoltre costituito, all'interno del Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e del Materiali dell'Università di Bologna un laboratorio congiunto Centro Ceramico - DICAM".

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