Occupazione: si fanno più evidenti gli effetti della pandemia

L’indagine Istat sulle Forze di Lavoro relativa al secondo trimestre dell’anno evidenzia in particolare un andamento negativo nelle costruzioni e un aumento della disoccupazione giovanile

Istat ha divulgato i risultati dell’indagine sulle Forze di Lavoro relativi al secondo trimestre del 2020. L’elaborazione del Centro Studi e Statistica della Camera di Commercio di Modena mostra come, nonostante i divieti di licenziamento previsti dai vari decreti, la pandemia abbia avuto effetti negativi sull’occupazione modenese.

Gli occupati calano infatti del -1,3% rispetto al trimestre precedente, passando da 318 mila a 314 mila e diminuiscono anche le forze di lavoro dell’1,8%.

Il confronto tendenziale (con lo stesso periodo dell’anno precedente) risulta ancor più negativo, con una discesa dell’1,6% nel numero di occupati ed il corrispondente tasso di occupazione che scende al 68,5%. Anche le forze di lavoro diminuiscono (-1,5%), mentre aumentano specularmente le “non forze di lavoro” cioè le persone che rinunciano a cercare un’occupazione (+2,7%), portando al 27,3% il tasso di inattività.

In questo modo la perdita di occupati non influisce sul numero di persone in cerca di occupazione che rimane stabile, mantenendo costante anche il tasso di disoccupazione (5,7%). In sostanza diminuiscono gli occupati, ma la rinuncia a cercare un lavoro mantiene stabile il numero delle persone in cerca di un’occupazione.

In Emilia-Romagna l’occupazione scende in modo meno marcato (-0,4%), così come le forze di lavoro (-0,6%); inoltre il forte numero di persone che rinunciano a cercare un lavoro, segnalato dall’incremento delle “non forze di lavoro” (+1,3%) fa calare del -3,4% le persone in cerca di occupazione portando in lieve miglioramento il tasso di disoccupazione (5,3%).

Tornando ai dati della provincia di Modena, le costruzioni risultano il settore più penalizzato nel secondo trimestre, perdendo il 26,7% tendenziale nel numero di occupati; calano in misura inferiore l’industria (-5,8%) e i servizi (-0,8%), mentre migliora il commercio (+7,3%) e l’agricoltura registra un vero e proprio exploit (+40,0%).

Il settore più rappresentato rimane così quello dei servizi che occupa il 39,5% dei lavoratori modenesi, seguono l’industria con il 36,0% ed il commercio (20,1%). Molto inferiore la quota delle costruzioni (3,5%), mentre quella dell’agricoltura sale un po’ arrivando al 2,2% del totale. Così, nonostante la crisi, Modena conferma la sua base industriale, in cui gli occupati nell’industria manifatturiera risultano in proporzione di gran lunga superiore sia alla quota regionale (26,6%), che a quella nazionale (20,3%).

Infine, emerge un netto peggioramento nella disoccupazione giovanile (cioè dei ragazzi tra i 15 ei 24 anni di età) in provincia di Modena. Infatti il dato passa dal 14,8% del secondo trimestre 2019 al 21,4% attuale, portando la provincia al quinto posto in regione. Molto migliorata invece la provincia di Reggio Emilia, che ora rimane al primo posto con un dato molto buono (9,6%), seguita da Parma (13,2%) e da Ravenna (14,4%). Risultano invece maggiormente in difficoltà Ferrara (32,4%) e Rimini (34,3%) che presentano valori superiori alla media nazionale (27,6%), mentre la media regionale rimane più bassa (20,6%).

Tutte le variazioni tendenziali citate si riferiscono, per ogni indicatore, al confronto tra la media annuale del periodo “luglio 2019/giugno 2020” e quella del periodo “luglio 2018/giugno 2019”, quelle congiunturali invece confrontano la media annuale “luglio 2019/giugno 2020” con la media annuale “aprile 2019/marzo 2020”.

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pubblicato il 19/10/2020 ultima modifica 19/10/2020