Congiuntura dell'Emilia-Romagna: emergono segnali positivi

Diffusi i dati dell'indagine di Unioncamere regionale sul secondo trimestre 2016

Il PIL nel 2016 riporterà un incremento dell'1%, tanto che l'Emilia-Romagna sarà la prima regione italiana per crescita. Un aumento trainato dall'industria e, soprattutto, dalle esportazioni, a fronte di una stagnazione della domanda interna. Questa la principale indicazione dell'indagine congiunturale relativa al secondo trimestre 2016 sull'industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.

La produzione in volume delle piccole e medie imprese dell'industria manifatturiera dell'Emilia-Romagna è cresciuta del 2,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, consolidando l'inversione di tendenza in atto. Occorre però tener presente una differenza che si fa marcata se si osservano l'aspetto dimensionale e settoriale: i valori più elevati sono espressi dalle imprese più grandi e da quelle operanti nella ceramica e meccanica. Valori negativi o pressoché nulli invece per le imprese con meno di 10 addetti. La crescita infatti è stata determinata dalle classi dimensionali più strutturate e orientate all'internazionalizzazione. L'aumento più sostenuto è venuto dalle grandi imprese da 50 a 500 dipendenti (+2,8%), con un miglioramento di 0,7 punti percentuali nei confronti del trend dei dodici mesi precedenti. L'andamento settoriale è apparso uniforme. La novità più importante è rappresentata dal moderato aumento delle industrie della moda (+0,5%). Restano tuttavia alcune criticità, soprattutto nell'ambito della domanda. L'aumento produttivo più sostenuto ha riguardato l'industria meccanica, elettrica e dei mezzi di trasporto (+3,1%).

Il fatturato ha ricalcato la produzione. Nel secondo trimestre 2016 è stata registrata una crescita del 2,0% rispetto all'analogo periodo 2015. La domanda è cresciuta per il sesto trimestre consecutivo. Il periodo aprile-giugno 2016 si è chiuso con un aumento tendenziale dell'1,5%.
Continuano a diminuire le imprese attive, oltre 2mila in meno rispetto a fine giugno 2015. Dall'inizio della crisi ad oggi sono diminuite di 20mila unità (-4,6%), nel manifatturiero si sono ridotte del 12%, con cali più sensibili nella ceramica e nell'industria del legno (-20%).

Per quanto riguarda l'occupazione, l'indagine Istat sulle forze di lavoro mostra segnali positivi: 46mila occupati in più rispetto al primo semestre 2015, concentrati nell'agricoltura e nel terziario. Calano però gli occupati nell'industria. Complessivamente le assunzioni hanno superato le cessazioni, anche se il saldo con riferimento ai contratti a tempo indeterminato è negativo (-17.700). Continua a crescere il ricorso ai voucher. Aumenta, di poco, il ricorso alla cassa integrazione.

Nel primo semestre 2016, le esportazioni sono aumentate dell'1,6%. Crescita sopra al 10% per agricoltura e elettronica, variazioni di segno negativo per i metalli e l'automotive. Tra i mercati più importanti, si confermano Francia, Spagna e Regno Unito, tiene la Germania, calano gli Stati Uniti, una flessione riconducibile al settore automotive. Nel 2015 le imprese regionali esportatrici sono state 23mila, di cui meno di un terzo è esportatrice abituale.

 

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